Per fronteggiare le crisi socio-economiche che hanno investito il paese, il Comune di Trento ha avviato, negli ultimi decenni un nuovo percorso di trasformazione che si basa su modelli di sviluppo sostenibile.
Trasformazione che il Comune ha avviato con una propria visione al cui centro ci sono principalmente tre obiettivi:
1. Un primo obiettivo riguarda un modello di sviluppo ad elevato contenuto di conoscenza. La visione futura adottata da Trento è quindi basata programmaticamente sulla riproduzione, sull'accumulazione e sulla disseminazione delle conoscenze, delle competenze e del capitale umano e di quelle che, in una parola, sono definibili come le componenti immateriali dello sviluppo. La scelta del comune è stata quindi quella di accreditarsi come distretto della conoscenza e come “fabbrica immateriale”. Il termine “fabbrica immateriale”, introdotto da Enzo Rullani, ha in questo contesto una duplice valenza: simbolica e progettuale. Nella pianificazione adottata dal Comune di Trento, questo termine intende essere l'orizzonte programmatico verso il quale traghettare l'economia urbana verso tutte le dimensioni che sono in grado di produrre valore attraverso la conoscenza.
2. Un secondo obiettivo ha a che fare con le vocazioni specifiche della città, cioè con le dimensioni legate all’identità locale, al genius loci. In questo senso, Trento intende mantenere una relazione di continuità fra passato e futuro, cercando in qualche modo di diventare “ciò che già è”, senza inventare scenari avventurosi e privi di presupposto, ma recuperando ed attualizzando vocazioni antiche. Le vocazioni antiche di Trento sono costituite, in primo luogo, dalla sua eredità materiale bimillenaria, ma sono costituite anche dalla sua peculiare vicenda legata al Concilio, quando Trento seppe accreditarsi come luogo capace di mettersi in relazione con il mondo, e dalla sua cultura materiale di città alpina, caratterizzata, assieme al suo territorio di riferimento, da uno “specifico” antropologico e da specifiche produzioni agroalimentari, legate in particolare alle tipicità viticole. Trento, in breve, è città storica, città di montagna e città del dialogo, soprattutto interreligioso.
3. Un terzo obiettivo mette al centro il concetto di sostenibilità, cioè la percezione della finitezza e della precarietà degli ecosistemi che interagiscono nella città (quello ambientale come quello sociale), una concezione riflessiva dello sviluppo, che ammette come riferimento necessario il senso del limite e non può essere sovrapposto semplicemente al concetto di crescita, e la scelta – sia in termini politici che progettuali – di perseguire un'idea di durata nel tempo e di compatibilità.
Nel corso di poco più di quattro anni, indicativamente fra il 2000 e il 2004, il Comune di Trento ha avviato una nuova stagione della pianificazione municipale: una pianificazione di carattere strategico, che ha messo in discussione dal punto di vista disciplinare la pianificazione di tradizione. Sono stati prodotti nuovi strumenti di programmazione. Non si è trattato di un semplice adeguamento di strumenti ritenuti obsoleti da un punto di vista disciplinare e metodologico, ma della loro radicale reimpostazione.
I temi chiave su cui si fonda la trasformazione sono diversi:
Una prima categoria-chiave è quella di innovazione. Il tema non è scontato se applicato alla città. Il termine “innovazione” non si riferisce soltanto, in senso stretto, alle attività innovative che vi si svolgono (cioè considerando la città come luogo che contiene il cambiamento), ma a tutte le forme di discontinuità creativa che riguardano la sua natura di soggetto, di protagonista, di artefice del cambiamento.
Una seconda categoria è quella di internazionalizzazione. La scelta di rafforzare la proiezione internazionale di Trento esprime l'intenzione della città di inserirsi in circuiti più vasti di visibilità, di attrattività e di cooperazione: un orientamento che può essere rappresentato, intuitivamente, attraverso due flussi.
Una terza categoria-chiave si riferisce al tema della governance ovvero la volontà di superare un approccio datato alla formazione delle decisioni, tendenzialmente unilaterale e basato sulla produzione esclusiva di norme e di piani prescrittivi e di optare per logiche negoziali, connotate dall’apertura dell’arena decisionale e da una costruzione dialogica del consenso. Di qui la scelta di aprire l'arena decisionale e di far dialogare il momento partecipativo e il momento rappresentativo, considerato che un buon government (cioè una solida capacità di sintesi da parte del livello istituzionale) presuppone un’efficace governance (cioè la capacità di tenere conto della pluralità degli interessi in campo).
Una quarta categoria, cruciale, è quella della formazione. La formazione costituisce una strategia assoluta di crescita della città ed è stata, perciò, messa al centro di un modello di sviluppo. La scelta forte è di puntare selettivamente e prioritariamente sulla risorsa umana, nella convinzione che un investimento ad elevato valore aggiunto di immediata redditività e, nello stesso tempo, di rilievo strategico nel medio e lungo periodo sia costituito dalla capacità di accompagnare l’intero ciclo di vita delle persone con un adeguato percorso formativo. Su questo presupposto si inserisce l'orientamento verso una prospettiva di eccellenza nella formazione universitaria e nell'attività di ricerca.
Un ultimo, ma non meno importante, concetto-chiave riguarda l'elaborazione critica del cambiamento. Vivere consapevolmente la contemporaneità significa anche elaborare criticamente le sue contraddizioni, fra le quali anche il nodo del rapporto tra progresso scientifico e tecnologico e società (cioè etica, diritto, sensibilità diffusa).
Tramite questi cinque concetti, il Comune di Trento, punta a sottolineare l'importanza di considerare la pianificazione urbana come una forma di apprendimento collettivo continuo e come una forma di capitalizzazione in senso proprio, vale a dire come una dimensione che genera valore nel tempo.