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TOCC - Torino Città da Coltivare

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Con il progetto “Torino Città da Coltivare”, avviato a costo 0 nel marzo 2012, l’Amministrazione comunale ha promosso lo sviluppo dell’agricoltura nel territorio urbano attraverso coltivazioni sostenibili indirizzate al concetto di “catena corta” che integra una seria di attività quali l’agricoltura sociale, l’orticoltura individuale o collettiva, le pratiche d’agriturismo, e infine la forestazione urbana. 
Il punto di arrivo è stata la realizzazione di un nuovo modello di vita urbano maggiormente legato al contatto con la terra e con la natura, che ha avuto ricadute positive economiche per tutti gli abitanti della città. Attraverso questo progetto il Comune ha potuto avviare un programma di aiuto rispetto ai problemi alimentari ed ecologici della città, riducendo inoltre i costi di gestione del patrimonio del verde urbano. 
Durante la presentazione del progetto, l’Assessore all’Ambiente Enzo Lavolta ha infatti così commentato: 
“Il punto di arrivo di questo progetto è la realizzazione di un nuovo modello per un vivere cittadino maggiormente legato al contatto con la terra e con la natura, che abbia ricadute positive economiche per chi abita in città, come aiuto rispetto ai problemi alimentari ed ecologici, e per il Comune, che può in questo modo ridurre i costi di gestione del patrimonio del verde urbano. Si avvia dunque “un percorso articolato che non può prescindere dal confronto con i portatori d’interesse locali –prosegue l’assessore - in primis le circoscrizioni e le associazioni. La sfida è quella di progettare insieme una città naturale più intelligente che prenda in considerazione i vari aspetti del vivere cittadino quali l’approvvigionamento locale, il paesaggio, le funzioni sociali, la gestione ambientale”. 

In una prima fase, il progetto Tocc ha avviato un’analisi delle aree verdi a uso agricolo esistenti, con un censimento dei fabbricati esistenti, delle concessioni in essere e in scadenza e delle superfici, sia quelle di proprietà comunale (due milioni di metri quadrati circa) sia i terreni di proprietà privata. Una volta completato il quadro, l’amministrazione ha individuato le modalità più idonee per la promozione di forme di agricoltura e forestazione urbana multifunzionale. In questo modo l’Amministrazione comunale è riuscita ad incentivare una gestione in grado di riconoscere le valenze alimentari ma anche sociali, ambientali e di tutela del suolo dell’attività agricola, valenze già riconosciute a livello europeo dalla Politica Agricola Comunitaria. 
Successivamente nel 2013 è stato approvato un nuovo regolamento comunale per l’assegnazione e la gestione degli orti urbani, materia fino ad allora disciplinata dalla delibera del 1986, con provvedimenti effettuati, nel corso degli anni, dalle Circoscrizioni. Secondo il nuovo regolamento: “L’agricoltura urbana favorisce le relazioni sociali, l’utilizzo di suolo in aree degradate, controllo e senso di appartenenza del territorio. 
Rappresenta, infine, uno strumento educativo per i ragazzi e terapeutico per le persone svantaggiate. Sono spazi pubblici che attirano le persone a viverli, a uscire di casa per dedicare tempo a qualcosa che riempie e appaga la propria vita. Gli orti, inoltre, costituiscono il recupero della fascia periurbana, zona di contatto tra mondo rurale e mondo urbano, oltre che la difesa del suolo inteso come bene limitato e non riproducibile. Gli appezzamenti di terreno sono assegnati con un bando circoscrizionale, la superficie non può essere inferiore a 50 mq né superiore a 100 mq. Prevalentemente gli orti assegnati hanno destinazione sociale (Isee fino a 15 mila euro) mentre il 20 % sono riservati ad appezzamenti con fini educativi, pedagogici o terapeutici e di prossimità. I terreni devono essere coltivati biologicamente, con il divieto di concimi chimici e prodotti inquinanti. Il canone annuo va dai 50 euro ( scopo sociale) ai 200 euro ( per la gestione collettiva)”. 

Grazie al progetto TOCC - Torino Città da Coltivare, l’Amministrazione comunale ha potuto riconoscere consapevolmente delle iniziative già erano presenti sul territorio rendendo inoltre più facile, alle associazioni di cittadini, la richiesta di aree verdi per attività di produzione di cibo. Anche i due piani strategici attuati nel 2000 e nel 2006 hanno contribuito a porre le basi per una maggiore sovranità alimentare della città. La consapevolezza della fine del sistema economico fordista, basato sulla produzione industriale, ha reso necessario il recupero degli spazi urbani industriali e manifatturieri, con l’obiettivo di ricucire le cesure fisiche generate dalle dismissioni e dalle delocalizzazioni.
 L’aumentata consapevolezza ambientale e la necessità di un modello di produzione più sostenibile per il pianeta hanno fatto sì che le aree potenzialmente agricole all’interno della città si trasformassero in zone strategiche. E’ proprio in questa dinamica che si è inserito il progetto TOCC, il cui obiettivo principale è stato proprio quello di recuperare spazi urbani in stato di abbandono, per attività agricole. Il piano regolatore ha quindi ridefinito le aree verdi e il comune ha decretato, con una delibera, che i 2 milioni di metri quadri di aree coltivabili rilevate con apposito censimento non sono edificabili, decisione presa in accordo con le aziende del settore edilizio, che hanno compreso l’esigenza di riorientare la loro attività verso il recupero e l’aumento dell’efficienza energetica degli immobili già costruiti. Il comune ha quindi messo a disposizione queste porzioni di territorio per progetti di agricoltura urbana e sociale dando il via, negli ultimi anni, ad un’esponenziale crescita della domanda di orti individuali all’interno della città non solo da parte degli anziani ma anche da parte dei giovani e delle famiglie. 

Ad oggi gli orti individuali di Torino sono 400, con l’obiettivo di arrivare ad averne 2000 entro il 2020. Tutte queste iniziative hanno avuto, e ancora oggi hanno, lo scopo di costruire nuove filiere produttive e distributive del cibo all’interno del territorio urbano, con lo scopo di aumentare la sicurezza alimentare della città, favorire il rapporto diretto dei cittadini con la terra, incrementare la qualità dei prodotti e diminuire il consumo di energia per il loro trasporto. In quest’ottica il comune ha cominciato a fare in modo che all’interno della ristorazione scolastica sempre più prodotti provengano dalle immediate vicinanze della città sviluppando la così detta, politica agricola del KM Zero. Ad oggi gli orti urbani a Torino sono oltre 400, distribuiti soprattutto in quelli che una volta erano quartieri-dormitorio degli operai ( Barriera di Milano, Falchera, Mirafiori, Vallette) da tempo oggetto di articolati processi di riqualificazione. 
E’ stato sviluppato quindi un vero e proprio patrimonio verde, a cui si aggiungono gli orti della cintura, i parchi ed una serie di aree occupate da attività agricole recentemente cedute alla Città in cambio di diritti edificatori. In più ci sono gli edifici presenti all’interno delle aree verdi: cascine, alcune antiche e di pregio, ma anche vecchi fabbricati che hanno perso la loro funzione originaria, come l’ex arrivo della funivia di Italia 61 a Cavoretto. Per gestire in modo organico il patrimonio verde e quello urbanistico, il Comune di Torino ha istituito, per la un tavolo intersettoriale che ha avviato un censimento delle superfici coltivabili e dei beni immobili da dare in cessione, attraverso bandi pubblici, intere aree e fabbricati a organismi collettivi ( associazioni, comitati di cittadini, cooperative ) che facciano da tramite fra i singoli orticultori e le istituzioni e siano responsabili di un progetto organico di gestione.

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