ENEA - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile - ha sviluppato soluzione per aree umide in grado di contrastare il deficit idrico, ridurre l’inquinamento e limitare la perdita di biodiversità
Il progetto pilota, applicato nella Palude Torre Flavia, punta su un modello in grado di riutilizzare le acque reflue trattate e sfruttare le potenzialità autodepurative dei sistemi naturali con l’obiettivo di recuperare, riqualificare e ampliare le aree umide soggette a deficit idrici e a processi di inquinamento, coniugando economicità e basso impatto ambientale.
La Palude di Torre Flavia, situata a nord di Roma tra i Comuni di Ladispoli e Cerveteri è oggi un’importante meta di visite guidate e stazione per il controllo dall’avifauna, riconosciuta come “Monumento naturale”, è entrata a far parte del sistema delle Aree Marine Protette e della Rete Natura 2000 del Ministero dell'Ambiente. Inoltre è Sito di Importanza Comunitaria per la tutela delle praterie di Posidonia oceanica.
Si tratta quindi di una delle aree umide più suggestive dal punto di vista naturalistico e culturale del Lazio, colpita negli ultimi anni da fenomeni di siccità, stress idrico, inquinamento e perdita di biodiversità.
Gli studi preliminari e la bonifica
Gli studi ENEA, condotti nell’ambito del progetto “WaterDROP” per la gestione integrata delle risorse idriche nel bacino del Mediterraneo, hanno evidenziato le criticità del bilancio idrico soprattutto nei mesi estivi con conseguente perdita di biodiversità e destabilizzazione degli equilibri naturali. Il monitoraggio effettuato dai ricercatori ha fatto emergere anche lo stato di inquinamento in cui versa l‘area con le relative caratteristiche di variabilità spaziale e stagionale.
Le soluzioni individuate dai ricercatori dell‘ENEA, che si basano sulla capacità auto-depurativa della palude e grazie all‘analisi delle criticità locali, puntano a ripristinare il bilancio idrico, la qualità delle acque e migliorare la gestione e la fruibilità dell’area, con ulteriori benefici in termini di biodiversità, sostenibilità di lungo termine, turismo, attività ricreative e produttive collegate, in un’ottica di economicità e valorizzazione delle risorse locali.
Come sottolina Filippo Moretti, ricercatore ENEA del Dipartimento Sostenibilità dei Processi Produttivi e Territoriali:
“La maggiore estensione della parte umida della palude rispetto a quella attuale (più del 100%), ottenuta grazie alla rinaturalizzazione dell’area, può costituire un argine naturale nei confronti degli incendi e una preziosa riserva per fornire acqua durante questi eventi estremi”
Per avviare il progetto, l’ENEA mira in particolare alla gestione dell’area con tecniche di fitodepurazione a flusso superficiale (Free Water System – FWS) e all’utilizzo dei reflui in uscita dal depuratore urbano di Ladispoli per ripristinare il bilancio idrico dell‘area umida e preservare le caratteristiche qualitative delle acque, la biodiversità e gli equilibri naturali.
Photocredits: Courtesy of ENEA