I dodici mesi trascorsi dalla COP26 sono stati tumultuosi per molte ragioni, poche delle quali positive. Tom Nelson, Co-Portfolio Manager, Global Natural Resources, di Ninety One, riflettono su come gli eventi recenti abbiano influenzato la transizione energetica e su come la COP27 possa affrontare alcune delle enormi sfide che si sono presentate nel 2022.
Le transizioni energetiche sono complicate, costose e dagli effetti geopoliticamente dirompenti nel breve e medio termine, anche quando l'obiettivo a lungo termine è un sistema energetico globale più semplice, più economico e meno vulnerabile agli impatti della geopolitica. Sebbene si tenda a concentrarsi sulla crisi energetica europea, dobbiamo ricordare che questa è la "COP dell'Africa" e che, secondo il principio centrale del Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCC) delle Responsabilità Comuni ma Differenziate (CBDR), si tratta di un problema universale che richiede una soluzione olistica ed equa.
Analizzando la situazione in Europa, i mercati energetici hanno subito duramente gli effetti dell'invasione russa dell'Ucraina a febbraio e delle successive interruzioni delle forniture energetiche dalla regione. L'allontanamento concertato dal petrolio e dal gas russo (in precedenza la Russia forniva il 40% del gas naturale europeo e il 10% del petrolio globale) rappresenta il più grande cambiamento strutturale nei mercati energetici globali da decenni. L'Europa è quindi diventata il principale acquirente di carichi di gas naturale liquefatto (GNL) sul mercato spot globale, aspetto che ha fatto aumentare drasticamente i prezzi del gas. Ciò ha comportato un aumento del consumo di carbone, non solo in Europa, ma anche in Asia, dove il carbone è ora economicamente più attraente del gas importato in diversi paesi consumatori chiave, che invece è costoso.
L'invasione e il conflitto in corso ai confini dell'Europa hanno avuto un forte impatto anche sul finanziamento della transizione energetica. L'aumento dell'inflazione e della spesa per la difesa in Europa hanno creato un ambiente fiscale e di bilancio che rende politicamente difficile un'accelerazione degli investimenti nelle infrastrutture per le energie rinnovabili. I prezzi dei generi alimentari e l'aumento dei costi di riscaldamento in vista dell'inverno, uniti all'aumento dei tassi di interesse e a un caotico scenario politico nel Regno Unito, hanno portato a un clima socio-economico febbrile in cui politici, banche centrali e autorità di regolamentazione si trovano di fronte a una situazione molto complicata.
I consumatori riconoscono l'imperativo ambientale di ridurre le emissioni e di rimanere all'interno di parametri di temperatura globale chiaramente definiti, ma nel breve termine questo aspetto è passato in secondo piano di fronte al tema del costo della vita e alla difficile situazione economica che molti stanno affrontando. Tuttavia, l'ambizione del REPowerEU in Europa e dell'Inflation Reduction Act negli Stati Uniti è lodevole.
Naturalmente, l'ironia della sorte è che gli eventi di quest’anno hanno reso le energie rinnovabili più attraenti che mai. I costi economici livellati dell'energia solare ed eolica, rispetto agli idrocarburi, sono migliorati in modo significativo dopo l'impennata dei prezzi di petrolio, gas naturale e carbone. Il passaggio alle energie rinnovabili a livello globale deve accelerare; i Paesi responsabili di ben oltre il 70% delle emissioni globali di carbonio hanno ora fissato obiettivi Net Zero e c'è una comprensione molto più chiara sia dell'urgenza sia dell'enorme fabbisogno di capitale.
Guardando al secondo pilastro del trilemma energetico (economia dell'approvvigionamento, sicurezza dell'approvvigionamento e impatto ambientale dell'approvvigionamento), gli eventi in Ucraina e la risposta ad essi hanno messo a nudo la storica dipendenza del sistema energetico globale da regioni geopoliticamente instabili. È lecito aspettarsi che, con l'accelerazione della transizione energetica e la sostituzione dei combustibili fossili con le energie rinnovabili, il problema della sicurezza dell'approvvigionamento diminuisca. Se facciamo un passo indietro rispetto alla volatilità dei mercati e alla bufera delle notizie che si susseguono, mentre cerchiamo di capire le implicazioni della crisi ucraina sulla transizione energetica, il tema diventa sempre più una questione di orizzonte temporale: cattive notizie per il prossimo futuro, ma molto favorevoli alla transizione in prospettiva.
Guardando più specificamente alla COP27 in Egitto, ci aspettiamo di vedere una continuazione di molti dei temi fondamentali di Glasgow. I mercati emergenti e i settori ad alta emissione saranno probabilmente al centro di molte discussioni; è qui che si colloca il problema delle emissioni, che deve essere affrontato con decisione. Ci aspettiamo di assistere a un maggiore dibattito sulla finanza di transizione e a un più ampio ragionamento su come i governi, le autorità di regolamentazione e gli investitori dovrebbero pensare alle cinque aree di attività economica (energia, mobilità, edifici, industria e agricoltura) che attualmente sono responsabili del 90% delle emissioni globali. Molte delle attuali tassonomie e dei quadri di riferimento per gli investitori sviluppati dopo la COP21 di Parigi del 2015 hanno allontanato i capitali da queste aree, ma questo non risolverà il problema, anzi lo aggraverà.
Nel contesto dei sistemi e degli approvvigionamenti energetici, alla COP27 ci aspettiamo anche di sentire parlare del ruolo che il gas naturale può svolgere nel continente africano. Dopo la Nigeria e l'Algeria, l'Egitto è il terzo produttore di gas naturale in Africa e gli eventi del 2022 hanno messo in luce il ruolo che il gas naturale ex-Russia deve svolgere.
Non esiste un manuale consolidato per gestire lo scontro di una transizione energetica con uno shock di approvvigionamento di materie prime o di energia, il che spiega alcune delle straordinarie dinamiche dei prezzi e la volatilità a cui abbiamo assistito sul mercato da febbraio. Tuttavia, in questo periodo di pausa, possiamo affermare con chiarezza che l'emergenza climatica e l'imperativo di abbandonare l'approvvigionamento energetico russo costringeranno i responsabili politici, le autorità di regolamentazione e, in ultima analisi, i consumatori a concentrare i loro sforzi per accelerare la transizione energetica, anche se in questo momento stiamo vivendo un'inevitabile battuta d'arresto.
La COP27 dovrebbe dare nuovo impulso e visibilità a questi sforzi.