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Le associazioni ambientaliste chiedono al Governo Italiano la fine vendita auto inquinanti entro il 2035

7 luglio 2021
Per migliorare la qualità dell’aria e salvaguardare la salute dei cittadini bisogna valorizzare la mobilità elettrica. In una lettera al Governo italiano, le principali Associazioni ambientaliste chiedono di sostenere questa transizione, accogliendo in sede europea più ambiziosi standard di CO2 per auto e furgoni fino al raggiungimento di fine vendite entro il 2035.
Se vogliamo accelerare la transizione ecologica e centrare gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi, è necessario che il nostro Paese sostenga la proposta che la Commissione europea presenterà il prossimo 14 luglio e che prevede di introdurre il 2035 come data di fine vendita dei veicoli a combustione interna. È questa la richiesta avanzata in una lettera, promossa da Kyoto Club e Transport & Environment e sottoscritta dalle principali associazioni ambientaliste quali WWF, Legambiente e Cittadini per l’Aria, indirizzata al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri competenti.
Secondo gli ambientalisti italiani, per accompagnare l’industria automobilistica verso la decarbonizzazione, serve, a livello europeo, anche un obiettivo intermedio al 2027, ed escludere le tecnologie meno efficienti che rischiano di rallentare la transizione. L’Italia, dicono le organizzazioni, dovrà pertanto adottare e sostenere nel contesto della revisione degli standard di CO2 a livello Europeo, la posizione più ambiziosa possibile in materia.
La scadenza al 2040, proposta dal Ministro Giovannini come data per smettere di vendere auto fossili, rischia di mettere a repentaglio l’intera ambizione climatica europea e gli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni. Per le associazioni ecologiste, per rendere green il comparto dei trasporti serve seguire l’esempio di altri Stati come i Paesi Bassi, la Svezia, l’Inghilterra o la Germania che hanno deciso di raggiungere questo obiettivo 10 anni prima, nel 2030. Aspettare il 2040, affermano gli ambientalisti, avrebbe come unico effetto quello di relegare definitivamente l'industria automotive italiana in fondo al gruppo dell'industria europea.
Il settore dei trasporti, ribadisce la lettera, è il più importante problema emissivo dell’Europa, “perchè è responsabile di quasi un quarto delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione”. Una questione particolarmente spinosa per l’Italia che presenta uno dei più alti tassi di motorizzazione d’Europa (655 auto ogni 1,000 abitanti). Non stupisce che nel nostro paese, circa l’80% delle 108 milioni di tonnellate di CO2 provengono dal trasporto stradale e in particolar modo dalle auto, che rappresentano circa metà delle emissioni dell’intero settore dei trasporti.

Proprio la Commissione Europea ha infatti avviato tre procedure di infrazione contro l’Italia per la scarsa qualità dell’aria nelle città del bacino padano: è imperativo, stando a quello che dice la missiva, ridurre queste emissioni e migliorare la qualità dell’aria città, soprattutto per salvaguardare la salute pubblica dei cittadini – ogni anno l’inquinamento atmosferico causa nel nostro Paese circa 80 mila morti premature. La soluzione più pulita e più commercialmente pronta che va pertanto valorizzata, accompagnata e sulla quale si stanno concentrando gli investimenti dei costruttori è la mobilità elettrica. Come evidenziato dal recente studio che Transport & Environment ha commissionato a Bloomberg New Energy Finance, le auto elettriche di tutte le taglie raggiungeranno la parità di costo tra il 2025 e il 2027.

L'opzione di rallentare la transizione energetica del settore per salvaguardare i posti di lavoro rischia di ottenere l’effetto opposto accelerando il declino dell'industria, in un momento in cui tutti gli attori internazionali stanno accelerando verso l’elettrificazione in un contesto di maggiore concorrenza.