Industria 4.0 è una rivoluzione, prima ancora che tecnologica, culturale in cui la trasmissione delle competenze e la formazione giocheranno un ruolo determinante. Ecco il panorama in cui dovranno muoversi le imprese, affrontando diverse sfide tecnologiche e strategiche in tema di “smart manufacturing”.
Industry 4.0, la “quarta rivoluzione industriale”, è una vera e propria rivoluzione culturale e sociale a cui si somma un’elevata componente tecnologica. Se si sarà capaci di coglierla, questa rivoluzione industriale comporterà numerose opportunità. La società di consulenza tedesca Roland Berger stima che già entro il 2020 l’Industria 4.0 contribuirà a far tornare al 20% il valore aggiunto manifatturiero sul PIL rispetto all’attuale 16%. Nei prossimi cinque anni si stima che la digitalizzazione dei prodotti e dei servizi incrementerà le entrate annuali delle imprese di oltre 110 miliardi di euro. Queste cifre ci dicono che la digitalizzazione non è più solo un’opportunità: è un must che segna l’evoluzione storica e naturale dell’industria. Già ora, 14 miliardi di sensori sono collegati a magazzini, sistemi stradali, linee di produzione in fabbrica, rete di trasmissione di energia elettrica, uffici, abitazioni.
Nel 2030, si stima che più di 100 miliardi di sensori collegheranno l’ambiente umano e naturale in una rete globale intelligente e distribuita. Questa rete è un acceleratore di produttività potentissimo. La società internazionale di consulenza manageriale McKinsey ha stimato che, grazie a Industria 4.0, migliora la velocità di produzione e si riduce fino al 50% il time to market; migliora la qualità del prodotto e si riducono i costi fino al 20%; si dimezzano i tempi di fermo macchine e si abbattono i costi di manutenzione al 110%.
Uno degli incentivi che spingerà le piccole e medie imprese italiane verso il mondo del 4.0 sarà l’ottimizzazione degli asset e la ricerca di maggiore efficienza attraverso nuovi servizi basati sul cloud e tecniche per la manutenzione predittiva. La manutenzione predittiva è un servizio che sintetizza tutte le prerogative legate ai concetti di industria 4.0 e smart factory, non solo perché sfrutta le tecnologie abilitanti legate all’IoT e alla capacità di analizzare in Cloud i Big data che provengono dalla sensorizzazione di macchine e componenti, ma soprattutto perché rappresenta quel cambio di modello nella vendita di “valore”. La tendenza di proporre sempre più “produttività” rispetto ai prodotti, e dunque legare l’offerta ai risultati ottenibili dal cliente più che alle performance del prodotto stesso. Passare da una manutenzione correttiva o, nel migliore dei casi preventiva, ad una dinamica o predittiva, basata sullo stato dei componenti e dunque implementando sistemi di monitoraggio continuo delle condizioni, significa parlare di efficienza e dunque di competitività aziendale.
L’investimento in sensoristica, in hardware ed in piattaforme cloud è sicuramente importante, ma la parte più articolata e che rappresenta il reale valore aggiunto è la realizzazione dell’algoritmo che permette di legare la misura di un parametro alla condizione del componente monitorato e di conseguenza all’azione da intraprendere da parte del manutentore.
Il 4.0 Made in Italy
La flessibilità potrebbe essere un concetto cardine su cui incentrare la smart factory del futuro, tenendo conto anche del fatto che, dei prodotti che arrivano dall’industria, è uno degli aspetti più avvertiti dall’utente finale. Infatti, il poter personalizzare totalmente il prodotto in tempi rapidi è certamente uno dei vantaggi derivanti dalla digitalizzazione dei processi produttivi e dall’integrazione del processo stesso e di tutta la filiera. Certamente non basta la tecnologia, che peraltro è già stata in gran parte sviluppata, ma si tratta di un vero e proprio cambio di modello produttivo che coinvolge tutta la filiera. La tecnologia è solo la parte abilitante del processo. La Fabbrica 4.0 italiana, probabilmente, si differenzierà da quelle di altri Paesi perché sfrutterà maggiormente le caratteristiche di flessibilità e capacità di problem solving delle imprese italiane, magari a discapito di approcci più sistemici. Il 4.0 del Made in Italy dovrà quindi essere capace di distinguersi esaltando le caratteristiche proprie dell’industria italiana, affinché i prodotti italiani vengano riconosciuti ancor di più per la qualità e l’attenzione al cliente. Non da meno, bisognerà saper sfruttare la piena integrazione delle tecnologie di automazione industriale e di ICT che, oltre a migliorare l’efficienza e la flessibilità dei sistemi produttivi, permette di realizzare servizi innovativi associati al prodotto impensabili fino a qualche anno fa. In tal senso, l’approccio Industria 4.0 costituisce un criterio importante per il cambiamento di modello da “servizio a supporto del prodotto” a “servizio come prodotto”. In altre parole, il servizio costituirà il fattore discriminante tra prodotti a pari funzionalità tecniche.