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Il micro fotovoltaico, un pannello per elettrodomestici

12 settembre 2019
La One Way di Faenza porta in Italia un impianto fotovoltaico di taglia “mini”, con una potenza ridotta e per questo adatto all’alimentazione di elettrodomestici o di altri piccoli impianti di casa, facile da installare perché scambia energia attraverso la connessione diretta a una semplice presa di corrente.
È una tecnologia già diffusa all’estero (ad esempio Paesi Bassi e Svizzera), si chiama fotovoltaico “plug-in” o “plug & play”. Questo sistema One Way ha vinto il premio Legambiente Buone Pratiche.
Il micro fotovoltaico, rispetto a un fotovoltaico tradizionale, consente la produzione di un massimo di 350kWh/annui (contro i 3mila kWh/annui installati in un comune contatore a servizio di un’unità immobiliare). In particolare, il sistema prevede un pannello di circa 25 chili di peso e una superficie di 1,50 metri quadrati per una produzione di 250kWh/annui (latitudine Roma) e viene proposto al costo di circa 500 euro.
Dal punto di vista “strutturale” assomiglia a un sistema tradizionale: il pannello è unico (un impianto fotovoltaico può averne anche una decina), viene in genere posizionato su un tetto (oppure su facciata o balcone se la normativa di quel comune lo permette), contiene all’interno un inverter per la trasformazione dell’energia, ha un apparato di protezione e un dispositivo di interfaccia e un cavo elettrico con “spina schuko”.
La principale differenza (oltre alle dimensioni) è che lo scambio con la rete avviene attraverso una presa monofase da 220 volt, senza necessità di lavori di modifica al sistema elettrico o alla sua estensione, purché esista una presa dedicata.
«Il sistema è totalmente sicuro, anche se per installarlo è sempre bene la supervisione di un elettricista - spiega Massimo Berti, titolare di One Way -. Il grande vantaggio di poter essere impiegato in contesti in genere esclusi dal fotovoltaico. Penso agli immobili nei centri storici, vincolati. Oppure alle singole unità di un condominio. Per una questione di contabilizzazione dell’energia è meglio avere un contatore bidirezionale».
Obiettivo è l’autoconsumo. Tuttavia, secondo le disposizioni di legge e come per il fotovoltaico tradizionale, il surplus dell’energia prodotta viene immessa nella rete (anche se il sistema può sempre essere associato a un dispositivo di accumulo): in genere, però l’80-90% viene però impiegato in modo immediato.
«Alla fine - conclude Berti - il risparmio che si ottiene è di 50/80 euro l’anno». Tenendo conto che il microfotovoltaico può essere portato in detrazione al 50% (anche senza lavori di muratura) parliamo di un rientro della spesa in cinque anni. Ogni unità immobiliare può, inoltre, contenere più di un impianto a spina: e su questo si gioca la reale convenienza.