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Gruppo CAP, i progetti per la gestione acqua

5 aprile 2022
Il Gruppo CAP gestisce 6.442 chilometri di rete idrica, 713 pozzi e 310 impianti di potabilizzazione: questa imponente struttura consente di portare a 2 milioni di cittadini circa 200 milioni di metri cubi d'acqua ogni anno.
ACQUA POTABILE
Il Gruppo CAP gestisce 6.442 chilometri di rete idrica, 713 pozzi e 310 impianti di potabilizzazione: questa imponente struttura consente di portare a 2 milioni di cittadini circa 200 milioni di metri cubi d'acqua ogni anno. CAP è da sempre attenta alla qualità dell’acqua erogata e dispone di una squadra di tecnici che ogni anno, giorno dopo giorno, effettua quasi 29.000 prelievi per determinare 800.000 parametri chimici e microbiologici e offrire alla comunità del territorio acqua buona e controllata. Il laboratorio di analisi dell'acqua potabile, accreditato secondo la norma ISO 17025, effettua, inoltre, quelli che la legge definisce gli “autocontrolli”, ossia i controlli analitici che il gestore realizza per la verifica della qualità dell’acqua erogata e che impongono di verificare tutti i parametri chimici e microbiologici:
- Chimici (come solfati, cloruri, calcio, sodio, potassio, magnesio, nitrati);
- Solventi clorurati;
- Metalli (per esempio arsenico ferro, manganese, cromo, piombo);
- Microinquinanti (per esempio diserbanti, pesticidi, prodotti intermedi delle aziende chimico- farmaceutiche);
- Microbiologici (per esempio, batteri coliformi, enterococchi, Escherichia coli).

Ogni pozzo viene controllato secondo un piano concordato con ATS. Le 180 case dell’acqua presenti sul territorio, invece, sono esaminate ogni mese. I campioni sono consegnati al laboratorio il giorno stesso per iniziare immediatamente con le procedure di analisi, permettendo di avere la mattina seguente il 95% dei risultati. Dal sito gruppocap.it è infatti possibile consultare e scaricare diversi documenti utili: i risultati delle analisi effettuate sull’acqua che arriva ai rubinetti delle case di ogni Comune servito, il consumo di acqua del Comune, i pozzi in esercizio, i risultati delle analisi effettuate sull'acqua prelevata alle Case dell'Acqua e la relazione annuale sull'acquedotto del proprio Comune, oltre a tutte le informazioni sulla geologia del territorio, i trattamenti e salute della falda.

Water Safety Plan e lo studio avanzato della falda, il GSSWA (Geological Supporting System Water Alliance)
CAP è stata la prima azienda in Italia a dotarsi, nel 2017, del Water Safety Plan (WSP), un modello all’avanguardia per i controlli sull’acqua potabile. Realizzato con la consulenza dell’Istituto Superiore di Sanità, il WSP è un sistema globale di gestione del rischio esteso all’intera filiera idrica, dalla captazione al punto di utenza finale. Il progetto prevede un’analisi su tutta l’infrastruttura idropotabile, che verrà completata entro il 2022. Nel 2020 sono proseguite le analisi dei singoli sistemi acquedottistici per l’implementazione progressiva del WSP sul territorio. Il programma di sviluppo del WSP prevede la convocazione di tavoli di lavoro periodici con la partecipazione dei principali stakeholder come ATS, ISS, ATO, ARPA. Il WSP si intreccia con il sistema di studio avanzato della falda, il GSSWA (Geological Supporting System Water Alliance), uno strumento che consente di eseguire analisi predittive su quantità e qualità dell’acqua presente nel sottosuolo, per orientare al meglio gli investimenti strategici e comprendere anche l’impatto del cambiamento climatic.

Riduzione delle Perdite Idriche
Come indicato nel Piano di Sostenibilità, CAP si pone l’obiettivo di passare da un tasso di dispersione idrica del 24% a uno del 15%, allineandosi così al target europeo, per arrivare nel 2033 alla riduzione di un terzo dell’acqua dispersa nella rete. In quest’ottica, da anni è stata avviata una nuova strategia per la riduzione delle perdite idriche introducendo, grazie all’impiego di tecnologie innovative nei singoli sistemi acquedottistici, progetti di ricerca integrata delle perdite su tutta la rete. CAP monitora periodicamente i propri acquedotti, programmando gli interventi necessari secondo criteri di priorità. Nel 2020 sono stati sottoposti a controllo 3.614 km di rete, equivalenti a circa il 50% del totale, consentendo l’individuazione e la riparazione di 5.016 perdite, 150 in più rispetto al 2019.

FOGNATURA, DEPURAZIONE E INVARIANZA IDRAULICA
La gestione del servizio idrico si basa essenzialmente su due principi cardine: la continuità e l’universalità. Continuità, perché l’acqua deve scorrere sempre e senza interruzioni dai rubinetti delle case dei cittadini. Universalità, perché l’acqua è un diritto di tutti e per questo c’è l’impegno a portarla ovunque, anche nei punti più disagiati del territorio, restituendo poi acqua pulita all’ambiente al termine del ciclo idrico, composto dai servizi di acquedotto, fognatura e depurazione.

Depurazione, presidio di economia circolare
Un depuratore è un sistema complesso e articolato, dove, attraverso moderne tecnologie, vengono depurate le acque reflue, cioè gli scarichi civili e industriali provenienti dal territorio, attraverso il sistema fognario e i collettori intercomunali. Il prodotto residuo, frutto dell’attività di depurazione, viene detto “fango di supero”, la parte di materia solida che durante i trattamenti di depurazione viene rimossa dalle acque. Ed è proprio sul fronte dei fanghi di scarto che oggi si gioca una delle più importanti sfide in ottica di economia circolare. Chiudere il cerchio è l’ambito di azione in cui CAP vuole ridefinire la sua governance per minimizzare l’impatto ambientale in termini di emissioni e consumo di risorse. Nel piano di Sostenibilità la water utility lombarda ha previsto di arrivare a ridurre entro il 2033 l’impatto di CO2 del 40% e il volume dei fanghi dell’87%. L’impiego di moderne tecnologie e la costante attività di innovazione, ricerca e sviluppo consentono infatti di trasformare quello che una volta era considerato scarto in materia prima. Biometano e fertilizzanti e altri sottoprodotti ad alto valore aggiunto per il settore dei chemicals, come fosforo e azoto, sono le nuove risorse nate dal processo di riconversione circolare.

La Biopiattaforma di Sesto San Giovanni
Nel 2018 è stato avviato il progetto di simbiosi industriale per la trasformazione del termovalorizzatore di Sesto San Giovanni in una BioPiattaforma dedicata all’economia circolare. Il nuovo impianto, per cui è previsto un investimento di oltre 47 milioni di euro, intende diventare un punto di eccellenza per la produzione di biometano dalla frazione umida dei rifiuti e per la valorizzazione dei fanghi da depurazione. Un vero e proprio polo dell’innovazione green, sotto controllo interamente pubblico, il primo in Italia, che rappresenta il cuore della rete metropolitana di tutti i depuratori gestiti da Gruppo CAP per la sperimentazione sulle acque reflue, grazie anche alla collaborazione con i partner del Progetto Smart Plant (finanziato dalla EU nell’ambito degli obiettivi di Horizon 2020), l’Università di Verona, il Politecnico di Milano, l’Università Bicocca e il CNR. La Biopiattaforma valorizzerà 65.000 tonnellate di fanghi prodotti ogni anno dai 40 depuratori distribuiti sul territorio della Città metropolitana. Proprio i fanghi, che fino a oggi erano materia di scarto, e che in alcuni casi si dovevano portare all’estero per lo smaltimento, serviranno a produrre ben 19.500 MWh/anno di calore per il teleriscaldamento e recuperare fosforo da impiegare come fertilizzante. In questo modo, il 75% dei fanghi verrà trasformato in energia e il 25% in fertilizzante. La linea di gestione della FORSU (“l’umido” nel gergo comune), tratterà 30.000 tonnellate/anno di rifiuti (ora affidati a strutture esterne) provenienti dai Comuni di Sesto San Giovanni, Pioltello, Cormano, Segrate, Cologno Monzese e Cinisello Balsamo per la produzione di biometano, biocombustibile che riduce l’emissione di anidride carbonica dell’85%. Il nuovo impianto sarà operativo nell’autunno del 2022 con la messa in funzione della prima linea e nella primavera del 2023 con l'esercizio di tutto l’impianto industriale.

RICERCA E INNOVAZIONE
Il futuro per CAP è rappresentato da reti e impianti che saranno sempre più smart, grazie a un incremento degli investimenti progressivo che raggiungerà nel 2033 quota 50 milioni. Un mix di investimenti e implementazioni con tecnologia 4.0 applicata in ogni ambito: dall’automazione delle attività industriali, a partire da quelle ad alto rischio (5 impianti) alla conversione integrale di 15 impianti a controllo remoto, dallo sviluppo di una nuova control room con tecnologie di cloud computing e di analisi di dati in tempo reale, all’introduzione della modellazione in continuo su 5.000 km di reti acquedottistiche, passando dalla formazione high-tech per i dipendenti.