Il paradigma della "E-mobility" sta dando segni concreti di affermazione e ciò rende necessaria una riflessione su come si sta preparando il nostro Paese ad affrontare questa nuova sfida.
Da gennaio a settembre 2016 sono state vendute in tutto il mondo circa 518.000 auto elettriche, il 53% in più rispetto ai primi 3 trimestri del 2015 (nello scorso anno complessivamente sono state vendute poco più di 550.000 unità).
È quanto emerge dalla prima edizione dell'E-Mobility, un report che punta in primis a fornire un inquadramento delle principali tecnologie "abilitanti" la mobilità elettrica (auto elettrica e infrastruttura di ricarica), passando in rassegna le tipologie di veicoli che prevedono la possibilità di ricarica dalla rete elettrica e descrivendone le modalità di ricarica. In particolare, sono state analizzate le modalità con cui i principali player del settore automotive si stanno affacciando al mercato dell'E-mobility.
Il report si sofferma soprattutto sull'auto elettrica e sull'infrastruttura di ricarica, fornendo una panoramica dei principali meccanismi di incentivazione attualmente presenti a livello globale. Successivamente a partire dalle considerazioni svolte è stato possibile stimare la dimensione del mercato italiano nell'orizzonte temporale 2017- 2020, valutandone i trend in corso.
Partendo poi dallo studio delle principali esperienze in tema E-mobility ad oggi realizzate a livello italiano, sono stati analizzati l'"ecosistema" degli attori che solitamente entrano in gioco nella realizzazione di una infrastruttura di ricarica e i modelli di business adottati, al fine di individuare ed approfondire i possibili modelli realizzativi "vincenti", che potranno abilitare una diffusione su ampia scala dell'E-mobility entro il 2020.
Ma quali saranno quindi i volumi di investimento attesi in termini di automobili e infrastrutture di ricarica? Le policy che sta attuando il soggetto pubblico sono in linea con le aspettative degli operatori del settore? Quale sarà l'impatto dello sviluppo dell'E-mobility sul sistema elettrico nazionale? Sono queste le domande che hanno portato all’avvio delle ricerche sul tema dell’ E- mobility e a cui anche il professor Chiesa ha cercato di rispondere durante il convegno tenutosi lo scorso gennaio nel Campus Bovisa del Politecnico di Milano. Come racconta Chiesa, dall’analisi non emerge uno schema di incentivazione uniforme tra i diversi paesi analizzati, in quanto la tipologia degli incentivi è piuttosto variegata. Il controvalore degli incentivi è però piuttosto omogeneo tra i grandi paesi europei come la Cina e gli Usa, dove si attestano valori compresi tra i 3.000 e i 6.000 euro. Fortunatamente però la diffusione dell’auto elettrica non sembra essere unicamente collegata alla generosità degli incentivi erogati. Infatti in Norvegia e Olanda, al contrario degli altri paesi analizzati, il veicolo elettrico si sta diffondendo a prescindere dalle agevolazioni economiche. In questo scenario l’Italia rappresenta un “fanalino di coda” poiché non offre incentivi diretti all’acquisto e la stima del controvalore dell’incentivo erogato è il più basso tra quelli analizzati. Questo potrebbe spiegare, almeno in parte, il livello ancora estremamente ridotto alla diffusione in Italia delle auto elettriche.
Nel complesso però in tutto lo scenario analizzato, se è indubbio l’incremento del numero di modelli di auto elettrica, è altrettanto vero che sembrano prevalere due orientamenti strategici differenti: la focalizzazione, che prevede di concentrare gli sforzi su un solo segmento e la diversificazione che invece prevede di sviluppare un numero limitato di modelli (massimo due) in ciascuno dei segmenti coperti dagli operatori. La scelta di diversificazione ha vantaggi e svantaggi evidentemente diametralmente opposti rispetto al caso precedente in quanto limita gli impatti ed i rischi di investimento ma rende più difficoltosa la fase di sviluppo dei modelli elettrici.
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