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CIRCULAR ECONOMY REPORT 2023

10 gennaio 2024
L’andamento dell’Italia per quanto riguarda l’economia circolare nel 2023 nello studio dell’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano: tra rincorsa normativa, grandi investimenti e prospettive aperte per gli anni a venire.

L’Economia Circolare è uno dei due pilastri fondamentali della transizione ecologica. Senza Economia Circolare, ossia senza soluzioni strutturali che ci consentano di soddisfare la doman- da di beni e servizi (costantemente in crescita a livello globale) con una riduzione del fabbisogno di materie prime (soprattutto quelle critiche, già arrivate a far percepire globalmente i possibili impatti della loro scarsità), non saremo in grado di mantenere la sostenibilità non solo ambientale – del nostro sistema economico.

Eppure, rispetto all’altro pilastro altrettanto fondamentale della transizione, ossia la decarbonizzazione, l’Economia Circolare stenta ad ottenere l’attenzione che merita, ancora spesso percepita come un nice to have, spinta dall’evoluzione normativa (dall’eco-design alla responsabilità estesa dei produttori, per citare due esempi) e forse un po’ subita dalle imprese.

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Questo, purtroppo, è ancora più vero in Italia, dove l’Economia Circolare è spesso identificata solamente con il riciclo virtuoso dei rifiuti e dove – come dimostrano i dati del Rapporto – la difficoltà dello scenario economico ha portato nel corso dell’ultimo anno ad accantonare i progetti di Economia Circolare, ed in maniera più pronunciata al diminuire della dimensione delle imprese che per il nostro Paese però significa la quota preponderante del tessuto imprenditoriale, fatto appunto di PMI.

È necessario invertire subito questa tendenza e riprendere un percorso virtuoso di adozione, non solo perché sono in palio oltre 100 miliardi di € di possibile valore per la nostra economia, ma anche perché dall’Economia Circolare inevi- tabilmente passa il nostro futuro.

 

L'EVOLUZIONE DEL QUADRO NORMATIVO SULL'ECONOMIA CIRCOLARE

 La Strategia Nazionale per l’Economia Circolare arranca, con un generale ritardo delle misure previste per il 2023, che si assomma ad un ritardo che anche nel 2022 aveva interessato il primo set di azioni messe in campo nel nostro Paese. Particolarmente difficoltose poi – e non è purtroppo un problema nuovo – sono le procedure autorizzative, necessarie però per poter connettere settori diversi e avviare al riuso le materie prime “seconde”. Nel frattempo, l’Europa mostra un passo diverso, con una diffusione delle policy per l’Economia Circolare sempre più trasversale ed una espansione delle aree e dei prodotti coinvolti dalla direttiva eco-design.

IL CONFRONTO EUROPEO: IL RUOLO DELL’ITALIA NELL’ECONOMIA CIRCOLARE E NELLA VALORIZZAZIONE DELL’END-OF-LIFE

Non è un caso che l’Italia, tra i grandi Paesi europei, sia al penultimo posto per gli investimenti privati in Economia Circolare e che il nostro posizionamento complessivo nell’European Circular Economy Monitoring Framework sia sostenuto soprattutto dalla nostra capacità di gestire il riciclo dei rifiuti.


LA DIFFUSIONE DELL’ECONOMIA CIRCOLARE IN ITALIA

 La survey sull’adozione dell’Economia Circolare in Italia mostra un quadro con diversi chiaroscuri. Il grado di adozione di al- meno una pratica connessa alla circolarità, infatti, raggiunge quasi il 60% per le grandi imprese, però scende al 29% per le piccole. Inoltre, soprattutto per questa tipologia di imprese, il numero complessivo di “scettici”, ossia di chi non intende adottare l’Economia Circolare, è salito dal 38% del 2022 al 47% del 2023. La transizione verso l’Economia Circolare, per la quasi totalità delle imprese è ancora ai primi passi, con il 70% delle imprese che dichiara di essere ancora ai livelli iniziali, con un rating medio di 2,06 in una scala da 1 a 5. I risultati ottenuti sottolineano come l’impegno delle aziende sia attualmente orientato verso la valorizzazione del fine vita dei prodotti tramite l’ottenimento di materie prime seconde da prodotti o materiali di scarto, a scapito delle pratiche incentrate su design ed estensione dell’utilizzo.


L’IMPATTO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE SULLE AZIENDE ITALIANE

Il livello di investimenti per l’Economia Circolare è ancora troppo basso. ll 41% delle imprese del sondaggio dichiara di aver ottenuto un tempo di rientro dagli investimenti in Economia Circolare inferiore all’anno, ma per più della metà dei casi ha effettuato investimenti inferiori ai 50.000 €. La riduzione dell’impatto ambientale e dei rifiuti generati dalle imprese vengono percepiti come i principali benefici connessi all’Economia Circolare, seguiti dalla valorizzazione del brand aziendale.


L’INNOVAZIONE NELL’AMBITO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

È interessante però sottolineare che la spinta innovativa per il nostro Paese mostri segnali incoraggianti. L’Italia è seconda per numero totale di brevetti in Europa relativi all’Economia Circolare. Inoltre, sono oltre 210 le start-up circolari in Italia che hanno raccolto nei diversi round di finanziamenti un totale di 122,7 milioni di €, circa 1/3 del corrispettivo equivalente raccolto da realtà climate-tech italiane.


IL POTENZIALE DELL’ECONOMIA CIRCOLARE IN ITALIA: A CHE PUNTO SIAMO E CHE OBIETTIVO POSSIAMO DARCI?

Nel corso dell’ultimo anno, si è registrata, nonostante tutto, una crescita dei risparmi ottenuti grazie all’adozione delle pratiche di Economia Circolare di quasi 1,2 Mld €. Ciò ha portato al raggiungimento del 15% del potenziale di risparmio di 103 Mld € ottenibile al 2030. Rimane tuttavia un gap di quasi 88 Mld € rispetto al potenziale; per colmare questo divario, sarà necessario conseguire un risparmio annuo di 11 Mld € da qui al 2030, quindi circa 10 volte tanto quanto registrato nello scorso anno.



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