Lo scorso 5 aprile l'Unione Europea si è riunita grazie ad un accordo per limitare i gas serra. Entro il 2020, 26 stati dell'Unione taglieranno tutti i fondi alle industrie funzionanti tramite combustibili fossili.
Le compagnie elettriche di ogni nazione UE, escludendo la Polonia e la Grecia, firmano un accordo per raggiungere gli obbiettivi fissati all’incontro di Parigi e contrastare il cambiamento climatico. L’Europa dirà quindi addio al carbone entro il 2020, e lo farà attraverso il suo settore energetico; un settore dal ruolo chiave nelle iniziative a favore delle energie pulite. Come afferma António Mexia, presidente di Euroelectric e del gruppo portoghese EDP:
“Il settore elettrico sarà determinante nella transizione energetica e annuncia il nostro rinnovato impegno per diffondere, attraverso azioni concrete, processi industriali a basso utilizzo di carbonio. Per avere energie più pulite, il settore elettrico è ormai una scelta obbligata che permette di sostituire i combustibili fossili in settori ad alta emissione di gas, come quello dei trasporti”.
La trasformazione non sarà immediata e facile, essa richiede un quadro normativo chiaro e coerente agli strumenti politici attuali, richiede interventi mirati nonché l’equilibrio fra gli incentivi e la protezione dedicati agli investitori. Come ha infatti spiegato il segretario generale di Eurelectric, Kristian Ruby:
“Il settore sta già sfruttando gli investimenti per ridurre le emissioni di gas serra. La sfida che dovranno affrontare nei prossimi due anni i rappresentanti politici, sarà quella di garantire strumenti in grado di far progredire la decarbonizzazione e, allo stesso tempo, favorire l’elettrificazione. 26 stati su 28 hanno dichiarato di non investire più in impianti a carbone dopo il 2020 e fornire il 100% dell’energia elettrica ad emissioni zero entro il 2050. Sarà la storia a giudicare questo messaggio fortemente legato al congresso di Parigi.”
L’accordo internazionale di Parigi sui cambiamenti climatici, è quindi un punto di riferimento per la lotta al riscaldamento globale e, da Aprile, sarà anche simbolo della fine per le industrie inquinanti a combustibili fossili.
Il carbone, alimentando la rivoluzione industriale, è stato fondamentale per lo sviluppo economico dell’Europa, ma oggi non rispecchia più il progresso. Esso infatti emette più anidride carbonica di qualsiasi altro combustibile fossile, oltre a tossine mortali come il biossido di zolfo, il biossido di azoto e il particolato, responsabili di oltre 20.000 decessi l’anno. Wendel Trio, direttore del Climate Action Network Europe ha esultato alla notizia dichiarando:
“E’ l’inizio della fine per il carbone. E’ ormai chiaro che non ha futuro in Europa, ma rimane una domanda: quale sarà il suo destino fuori dall’UE? E quanto sarà difficile la lotta alle industrie che continueranno ad utilizzare il combustibile fossile, nonostante gli impianti non siano più da tempo economicamente sostenibili?”
Rimane scettico invece il presidente Euracoal, Brian Ricketts: “I motori a vapore, a loro tempo, furono sostituiti da qualcosa di migliore: di più economico e produttivo. Quando vedremo un nuovo sistema energetico capace di accumulare energia e funzionare ad un prezzo accessibile, saremo disposti a dismettere il carbone, il gas ed il petrolio. Nel frattempo, abbiamo ancora bisogno di contare su fonti convenzionali”.