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PLA, la nuova plastica eco che sostituirà quella monouso

19 luglio 2019
La Direttiva UE 2019/904 del Parlamento Europeo ha recentemente disposto il divieto dal 2021 della commercializzazione nei paesi dell’Unione delle stoviglie monouso in plastica, una piccola rivoluzione ma che, considerando i numeri di questi prodotti, rappresenta una grande rivoluzione.I benefici di questo intervento stimano una diminuzione dei danni ambientali pari ad un costo equivalente di 22 miliardi di euro entro il 2030, un risparmio per i consumatori nell’ordine di 6,6 miliardi di euro, oltre ad un taglio delle emissioni di 3,4 tonnellate di CO2 equivalente.
La messa al bando prevista dalla Direttiva plastiche monouso (SUP) riguarda posate e piatti di plastica, cannucce, bastoncini cotonati, sacchetti di plastica oxodegradabili e contenitori per alimenti in polistirolo espanso. Questa recente disposizione europea impone anche che entro il 2025 si dovrà riciclare almeno il 77% delle bottiglie in plastica per arrivare al 90% nel 2029. Dispone inoltre che dal 2024 il tappo dovrà essere attaccato alla bottiglia affinché non venga disperso, oltre a imporre un aumento del contenuto minimo di materiale riciclato, che nel 2030 dovrà arrivare al 30%. Sicuramente la disposizione promossa dal Parlamento Europeo non risolve il problema, che è a livello globale, ma rappresenta un primo doveroso passo, anche culturale.
I prodotti banditi dovranno essere sostituiti con altri in bioplastica compostabile. Uno dei materiali che i produttori privilegeranno sarà il PLA, acronimo che identifica un acido polilattico biodegradabile e compostabile, non solo in condizioni di compostaggio industriale a temperature superiori a 50° e con elevato tasso di umidità, ma anche a temperatura ambiente.
Il PLA è un polimero termoplastico derivante da zuccheri naturali che non impatta sull’ambiente, essendo biodegradabile e compostabile al 100% e che possiede caratteristiche comparabili con quelle di altre plastiche in commercio in termini di trasparenza, brillantezza, rigidità e resistenza a sollecitazioni meccaniche, ad agenti chimici e a oli e grassi. Il PLA è una plastica che rimane stabile in condizioni ambientali standard, e in caso di abbandono si degrada per idrolisi in circa 15 mesi senza lasciare inquinanti, un tempo ben inferiore rispetto al secolo che richiede la plastica!

“Il PLA viene già utilizzato nell’imballaggio di diversi alimenti quali, ad esempio, pane, latte ed acqua, come pure di profumi e detergenti. Una delle limitazioni d’uso è tuttavia costituita dalla temperatura; avendo cioè una bassa temperatura di rammollimento (circa 60°C), l’acido polilattico non è idoneo a contenere liquidi caldi per tempi prolungati”, dichiara Michela Gallo, a capo della Service Line Food Contact dei laboratori pH.
Anche per il PLA le aziende che utilizzano questo componente nella fabbricazione di prodotti in plastica monouso devono prevedere dei test per verificare, da una parte le caratteristiche fisico/chimiche del PLA e dall’altra le sue prestazioni rispetto al contatto con gli alimenti.

Michela Gallo aggiunge: “Nel quadro normativo europeo, il PLA viene equiparato alle plastiche tradizionali e quindi deve sottostare alle specifiche del Regolamento 10/2011 e successivi emendamenti. I principali parametri di interesse sono quindi il tenore di Migrazione Globale, come indice dell’inerzia chimica del manufatto, e le diverse migrazioni specifiche per verificare la potenziale cessione di sostanze dal polimero all’alimento. Occorre inoltre stabilire se il manufatto stesso è tecnologicamente idoneo all’uso al quale è destinato.”