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Green society: 101 storie di cambiamento contro la crisi

24 luglio 2017
Condivisione, gestione del territorio, economia circolare, impegno civico, beni culturali, turismo, mobilità: ecco l’Italia della green society, analizzata da Legambiente, che crea posti di lavoro, qualità ambientale e riqualificazione
È l’Italia della green society, quella disponibile a muoversi, produrre, spostarsi, consumare in maniera più equa, sostenibile, giusta, quella fotografata da Legambiente nel volume “Alla scoperta della green society” edito da Edizioni Ambiente. 
Un viaggio di scoperta del paese, raccontato in 101 storie che descrivono dinamiche concrete di cambiamento e innovazione sociale, spaziando dai piccoli comuni alle città metropolitane. Le 101 storie di Green Society raccontate da Legambiente sono organizzate secondo parole chiave riferite al tema principale che le caratterizza. 
Ci sono gli orti sociali di via Padova a Milano, per esempio, dove si coltiva insieme e si divide quanto si produce, con il duplice obiettivo della fruizione dell’orto e della riqualificazione di un’area abbandonata e degradata. C’è Non scado, a Ragusa, un circuito virtuoso per il recupero dei prodotti agricoli da parte dei migranti ospiti del Cara e poi ridistribuiti alle famiglie povere del territorio tramite la Caritas. C’è l’esperienza di Muvt, “muoviti”, a Tufara in Molise, un’associazione nata nel 2013 da quattro ragazzi, che è riuscita a coinvolgere tutta la popolazione in iniziative di riqualificazione degli spazi pubblici abbandonati. Oppure il Comitato parco Giovannipoli alla Garbatella a Roma, che si dedica alla manutenzione del Parco delle catacombe di Commodilla, lasciato a se stesso dall’amministrazione comunale nonostante la presenza di catacombe e resti di mura romane; il risultato ottenuto dai volontari del Comitato è tale che nel giro di un anno il Comune gli assegna la custodia del parco. 
C’è la storia di Ostana, piccolo comune montano cuneese che, fino a 25 anni fa, come tanti altri sull’arco alpino, sembrava destinato a un lento e inesorabile spopolamento e che invece grazie al recupero delle abitazioni, allo sviluppo di un’agricoltura biologica e all’offerta di un turismo pertinente e rispettoso dei luoghi è riuscito a rispondere con successo all’abbandono facendo un balzo in avanti demografico da 5 a più di 40 abitanti. Lo ZAC!- Zone attive di cittadinanza è uno spazio, il Movicentro della stazione ferroviaria, abbandonato ed in degrado da oltre un decennio, riqualificato con un bando del Comune e restituito alla cittadinanza per attività sociali e culturali, con un mercato settimanale e spazio per i GAS. Il patto della farina interessa, invece, i comuni del medio Friuli e i distretti di economia solidale di Gorizia e di Udine, per migliorare e garantire la filiera del pane. 
Agricoltori, mugnai, panificatori, venditori, consumatori costituiscono una filiera autogestita garantita e partecipano attivamente al progetto. Nughedu Welcome è un progetto rurale di sostenibilità economica e ambientale, nato come risposta alla crisi demografica delle aree interne sarde: grazie al supporto dell’amministrazione comunale Nughedu Santa Vittoria ha messo su un sistema di accoglienza diffusa sotto un unico brand, rigorosamente custode della tradizione locale, ed è diventato un punto di riferimento per il cibo e le produzioni a chilometro zero compreso l’abbattimento della produzione di CO2. Il gruppo coperativo Goel nella Locride, nato nel 2003, è attivo oggi nel biologico, nella ristorazione, nella moda etica, nel turismo e nell’accoglienza; il suo obiettivo è combattere la disoccupazione e creare uno sviluppo del territorio fondato sulla giustizia sociale ed economica, restituendo protagonismo alle persone. 
A Pisticci, città bianca in provincia di Matera, colpita da abbandono e spopolamento, gli imbianchini di bellezza, insieme ai residenti, organizzano appuntamenti in cui sono rimbiancate a calce viva le case del borgo per ricostruire la bellezza dei luoghi e condividere esperienze e tradizioni con le giovani generazioni. 
Tutte storie di processi di innovazione sociale molto articolati, da mettere sotto la lente di ingrandimento di una nuova riflessione, ed è quello che il libro cerca di fare. Lo fa con un’intervista collettiva a quattro donne protagoniste di questa società che cambia, che si confrontano sull’innovazione sociale in atto, e poi con 12 interventi di personalità del mondo della cultura, della ricerca, dell’ambientalismo, della politica e dell’impresa sociale che propongono chiavi di lettura e approfondimenti sugli aspetti più significativi di questa società che cambia. I contributi rappresentano una traccia per la costruzione di un pensiero collettivo, un nuovo discorso pubblico che mira a dare diritto di parola alla green society. Questa è la scommessa. 

I Commenti:
Questa nuova veste del tradizionale rapporto Ambiente Italia è stata presentata a Milano dal curatore del volume e membro della segreteria nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, che ne ha discusso insieme a Rossella Muroni, presidente di Legambiente, Barbara Meggetto, presidente Legambiente Lombardia, Perfrancesco Maran, assessore all’urbanistica del comune di Milano, Riccardo Bonacina, direttore di Vita, Aldo Bonomi, sociologo, Giuliano Pisapia, avvocato, Roberto Reggi, direttore dell’agenzia del demanio, Simona Roveda, direttore editoriale di Lifegate, Cristina Tajani, assessore alle politiche del lavoro, attività produttive, commercio e risorse umane del comune di Milano, coordinati dal giornalista del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi. In questi anni si sta assistendo a una crescita progressiva, lenta ma inesorabile, di tutti gli indicatori economici e sociali che attestano una maturazione da parte dei cittadini di scelte e comportamenti ecosostenibili. 
Lo si vede nella diffusione delle energie rinnovabili - in 10 anni si è passati dal 15% al 34,3% dei consumi elettrici coperti dalle rinnovabili - nella raccolta differenziata e nella diffusione del riuso – con la crescita costante dei comuni rifiuti free, ovvero quei comuni che, oltre a essere sopra la soglia del 65% di raccolta differenziata, producono meno di 75 chilogrammi annui per abitante di rifiuto secco indifferenziato. E’ così in agricoltura dove cresce la produzione del biologico - dal 2010 al 2015 sono cresciute del 69% le attività di ristorazione che utilizzano prodotti biologici - e nei consumi alimentari, dove si sta diffondendo non solo una grande attenzione per la qualità del cibo, ma anche una forte sensibilità contro gli sprechi. 

“Dal Rapporto emerge un’effervescenza sociale che sfugge alle statistiche, diffusa e carsica, ma portatrice di innovazione - ha spiegato Cogliati Dezza - che si fonda sulla voglia di impegnarsi con il volontariato nel proprio territorio per un problema concreto e per il bene comune. Una mappa dell’innovazione sociale caratterizzata dalla contaminazione tra culture e obiettivi diversi, dove l’impegno ambientale e sociale si intrecciano con l’obiettivo di produrre cambiamento, in una nuova dimensione comunitaria, che esprime bisogni e domande di consumo diversi, e che è portatrice di una novità fondamentale, forse rivoluzionaria: è la domanda di nuovi stili di vita a creare mercato. Ci sono bisogni e desideri emergenti che creano mercati e consumi. È la voglia di riscoprire la bicicletta che ha creato i progetti di piste ciclabili, il desiderio di liberarsi del traffico che crea i presupposti per il car sharing, e così per i gruppi di acquisto, la diffusione dell’economia del riuso o il recupero degli scarti alimentari”. 

“È un’Italia forse sconosciuta ai più ma già ben radicata, che crede fortemente e opera nell’interesse generale - ha commentato Rossella Muroni - È fatta da migliaia di persone che immaginano e realizzano, dal basso, nuovi modelli di welfare, di cura del territorio, di produzione di beni e servizi, di utilizzo dei beni comuni. Un’Italia in cerca di rappresentanza politica ma che non vuole scatole partitiche o padrini elettorali così frammentata e variegata qual è. Un’Italia che alla delega politica preferisce la pratica civica come nuova forma di rivolta sociale, e che sta sfidando anche lo storico e consolidato terzo settore schiacciato tra una politica che sempre più ne disconosce il valore e la sua incapacità auto-riformatrice ”.

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